PERCHé LA GENZ AMA RIGUARDARE I TEEN DRAMA ANNI DUEMILA?

Passano gli anni, le mode e i trend, ma i teen drama dei primi anni Duemila non passano mai. Basta guardare le classifiche dei più visti delle piattaforme di streaming, dove Gossip Girl, The O.C., One Tree Hill e Dawson's Creek campeggiano ciclicamente tra le prime posizioni, nonostante una concorrenza non solo spietata ma anche serrata. Oggi, infatti, vengono prodotte decine di serie con protagonisti teenager - Heartstopper (Netflix), L'estate nei tuoi occhi (Prime Video), Outer Banks (Netflix), giusto per citarne alcune - riservate al pubblico della GenZ, quindi agli adolescenti di oggi. Che però non disdegnano affatto le storie sui loro coetanei di ieri. Non è un caso che anche i social siano pieni di video su show che ormai sono considerati vintage pure dal loro pubblico primario (ovvero i Millennials): e così Pacey Witter (Dawson's Creek) è diventato l'internet boyfriend da ritrovare nella vita reale, Spike di Buffy - L'ammazzavampiri l'eroe da cui farsi salvare nonostante le red flags, Chuck Bass il dandy da cui farsi coccolare e Seth Cohen l'intramontabile nerd che ti conquista con la sua awkwardness e la sua carica sapiosexual.

Certo agli occhi della GenZ certe serie funzionano perché, anche se i teen drama sono molto cambiati negli anni, le dinamiche narrative di questi prodotti televisivi rimangono pressoché simili anche oggi: i triangoli amorosi trionfano (Kelly, Brenda e Dylan di Beverly Hills 90210; Joey, Dawson e Paecy di Dawson's Creek; Conrad, Belly e Jeremiah de L'estate nei tuoi occhi), le difficoltà sociali ed economiche dei protagonisti riflettono quelle collettive dell'epoca in cui è calato lo show, la vita scolastica fa da sfondo al drama, prototipi cari al genere - la cheerleader o la popolare, l'outsider, il quarterback campione dello sport, il nerd - ricorrono incessanti. Tra le variabili che si sono imposte sulle sceneggiature in quest'ultimo decennio, ci sono però senz'altro le trame inclusive: temi come la sessualità, la transizione di genere, le famiglie allargate, il multiculturalismo sono ormai la base di teen drama moderni come Sex Education (Netflix) o Non ho mai... (Netflix), che propongono sceneggiature e personaggi iper sfaccettati a immagine della società in cui viviamo oggi.

Ma potrebbe essere proprio questa necessità ormai percepita come ovvia nell'integrare certi argomenti nella narrazione (basta guardare Boris 4 su Disney + con i suoi discorsi su ciò che vuole "La piattaforma" oppure l'ultima stagione di Call My Agent su Sky per capire di quali dinamiche stiamo parlando) ad aver fatto perdere qualcosa ai teen drama in termini di spontaneità. Sarà per questo che la GenZ oggi fa il rewatch di Dawson's Creek, che agli occhi dei Millennials appare invece superato e anacronistico per gli anni che stiamo vivendo? D'altronde nei primi anni Duemila a parlare di certi temi c'era praticamente solo Skins e, per aprire gli occhi sul mondo, i teen drama di quegli anni non erano proprio lo strumento giusto: i protagonisti erano quasi tutti eterosessuali, si parlava raramente di omosessualità (e quelli che lo facevano creavano scalpore: basti pensare a Jack di Dawson's Creek o alla storia tra Alex e Marissa di The O.C.), la fluidità era un concetto macchiettistico e pruriginoso. Resta fondamentale l'apposto dato da serie come Heartstopper o Sex Education , dato l'imprescindibile spinta che hanno dato al dibattito globale sul tema dell'adolescenza, dell'inclusione e della diversity, ma nella percezione dei ragazzi, pur se coinvolti dai temi trattati, parrebbe prevalere un certo scetticismo. E quindi, pur se con pochi spiragli, la GenZ oggi potrebbe trovare più spontanei quei timidi accenni inclusivi dei teen drama anni Duemila che non la ricorrente (e spesso frutto più di marketing che non di reale attivismo) proposta dei teen drama odierni.

Tutta colpa della nostalgia

Altro fattore slegato dalle trame è invece unito a doppia mandata al concetto di nostalgia che può essere considerato, oltre gli aspetti emotivi, anche un vero e proprio business.Secondo un'analisi di GWI del 2023, la GenZ è la generazione più nostalgica in assoluto: il 56% guarda agli anni Duemila con un sospiro, il 15% degli intervistati nel segmento demografico dei nati tra il 1997 e il 2006 dice di guardare più al passato che al presente o al futuro. Il merito (o forse la colpa) è della rinascita della moda 2YK e in generale dell'interesse sempre alto per il periodo che copre gli anni Ottanta, Novanta e Duemila. Sarà che l'adolescenza della GenZ è stata ribaltata dalla pandemia: per questo, forse, si sono abituati a guardare al passato come una terra "sicura". Ognuno di questi decenni, pur se con un'anima specifica, trainano, tra corsi e ricorsi storici, i trend della nostra epoca. Con estetiche che pervadono non solo le passerelle, ma anche altri ambiti culturali: i brand le intercettano e le traslano sulle collezioni moda, i musicisti la trasferiscono sulle copertine dei loro album, la tv l'ha sfruttata fino all'osso (Stranger Things dice niente?). Nostalgia e marketing, in questo senso, si mescolano diventando un tutt'uno e generando, anche nei giovanissimi, un'attenzione verso il passato che si riflette sui social, nei loro guardaroba e nei gusti televisivi. Sempre secondo il sondaggio di GWI, sono proprio i film e le serie a fungere da trigger per questo sentimento di connessione col passato. Ed ecco perché il successo dei teen drama anni Duemila non tramonta mai.

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