NON SOLO “SQUID GAME”, IL SUCCESSO DELLE SERIE COREANE SPAZIA DALL’HORROR AL ROMANTICISMO

C’è una parola in coreano che sfugge alle definizioni e alle traduzioni. Gli stessi coreani ne danno un significato diverso: dolore, tristezza, oppressione ma anche speranza, desiderio. La parola è “han” ed è la ragione, secondo Wi Ha-jun, uno dei protagonisti di Squid Game, del successo della cultura dell’intrattenimento coreano.

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“Credo che i coreani abbiano un gusto artistico piuttosto sofisticato e una convinta credenza nell’idea di autenticità quando realizzano una forma d’arte – dice Ha-jun che nella serie interpreta il poliziotto sotto copertura – ma a funzionare più di tutto credo sia quello che noi chiamiamo ‘han’, una parola che vuole dire tristezza, ma anche desiderio. La sensazione di han permea tutta la nostra cultura: la musica, il cinema, la serialità e credo che rappresenti un elemento di grande fascino per il pubblico globale”.

Al centro di un dibattito culturale piuttosto acceso, han sarebbe secondo alcuni un elemento centrale dell’identità coreana da sempre e secondo altri invece il frutto novecentesco di quarant’anni di occupazione giapponese e di una guerra che ha diviso il Paese in due, creando generazioni cresciute con un senso di smarrimento a cui il boom economico non ha dato tanto una risposta quanto piuttosto un ulteriore senso di vuoto. E per riempire questo vuoto la cultura coreana si è espressa in moltissime direzioni: cinema, serialità, musica e letteratura.

Tra una sofisticata e ambiziosa serie come Pachinko, tratta dal best seller dall’autrice Min Jin Lee che racconta ottant’anni di storia familiare attraverso Corea, Giappone, Stati Uniti su Apple tv+, e il fenomeno di Squid Game, che nei primi 4 giorni di programmazione su Netflix ha infranto un nuovo record con 68 milioni di visualizzazioni nel mondo, c’è un universo intero. Fatto di serialità che spazia attraverso tutti i generi: la commedia romantica di King the Land - Un sorriso sincero, il thriller fantascientifico di Dr. Brain, i casi dell’Avvocata Woo, legale con autismo, l’horror zombie All of Us Are Dead – Non siamo più vivi, un altro successo globale, giusto per citarne alcuni.

Negli ultimi anni la k- culture ha ottenuto i riconoscimenti internazionali che si merita conquistando dei record: apripista è stata la musica pop con i BTS che sono stati la prima band coreana a ottenere una nomination ai Grammy, seguito da Parasite di Bong Joon-ho che nel 2020 ha vinto quattro premi Oscar, aggiudicandosi – primo nella storia – la statuetta di miglior film sebbene non fosse recitato in inglese, sei sono gli Emmy vinti da Squid Game, mentre quest’anno il premio Nobel per la letteratura è andato a Han Kang, autrice de La vegetariana. “Squid Game e il suo successo hanno aperto le porte del pubblico internazionale ad altre serie coreane – commenta Lee Jung-jae che nella serie è il protagonista, il giocatore 456 - Gli spettatori dopo aver visto gli show e i film coreani sono stimolati a conoscere di più il nostro Paese a provare cibo coreano, a visitare luoghi che hanno visto in tv. La Corea è un posto accogliente e vi aspetta questo è quello che dico sempre ai fan, il mio è un invito a visitarci”.

2025-01-07T08:02:41Z