CASTITà INSEGNATA A SCUOLA, A TORINO PROTESTE CONTRO I CORSI DI EDUCAZIONE SESSUALE CATTOLICA

Esplode la protesta contro i corsi di educazione sessuale introdotti dalla scuola media Nigra a Torino. Stamattina, 15 aprile, davanti all’istituto sono apparsi due eloquenti striscioni: “Fuori la Chiesa dalla scuola” e “Teen star = diseducazione sessuale”. Li hanno messi gli attivisti di Potere al Popolo, criticando la matrice cattolica del percorso, voluto dal dirigente scolastico Maurizio Tomeo e ripristinato a metà febbraio dopo un primo stop dovuto alle proteste di alcuni genitori.

Questi ultimi, così come Potere al Popolo, sottolineano la laicità dello Stato e della scuola pubblica, che non verrebbe rispettata da corsi di impronta confessionale, e quindi ‘di parte’, come quelli introdotti alla Nigra.

Ma di cosa si tratta esattamente?

Cos’è il programma Teen STAR

Teen STAR, come viene spiegato sul sito ufficiale, sta per ‘Sexuality Teaching in the context of Adult Responsibility’, ovvero Educazione Sessuale in un contesto di Responsabilità Adulta. È un percorso che vuole accompagnare alla “graduale scoperta di come interagiscono nell’età evolutiva tutte le aree della personalità: fisica, emozionale, intellettuale sociale e spirituale”, con l’obiettivo di accompagnare “le nuove generazioni, in un processo di progressiva conoscenza dei propri ritmi biologici, alla scoperta della bellezza e dell’armonia di un corpo fatto per la comunicazione e la relazione”.

Il punto della questione è che alla base del percorso c’è il programma della ginecologa e suora missionaria Hanna Klaus, inventato negli Anni Ottanta secondo la teologia del corpo elaborata da Giovanni Paolo II e oggi diretto da Pilar Vigil, docente dell’Università Cattolica di Santiago in Cile e membro della Pontificia Accademia per la Vita. Il percorso è vicino a Comunione e Liberazione e sponsorizzato da Pro Vita e dal Forum delle Famiglie. E non a tutti è piaciuto.

Le critiche dei genitori

L’iniziativa, che da una parte ha il merito di sottolineare la necessità di parlare di questi delicati argomenti nelle scuole, è stata criticata per la sua matrice definita ‘ideologica e religiosa’, che contrasta con la laicità dello Stato e della scuola, senza contare che un percorso del genere, sostiene Potere al Popolo in una nota, dovrebbe rispettare le sensibilità di tutti e non solo di una confessione, e in generale non solo le sensibilità religiose.

Già dopo la prima introduzione del programma, cinque famiglie avevano ritirato i propri figli e avevano inviato una lettera al preside e all’Ufficio scolastico, riportata dal Corriere di Torino: “Abbiamo delle perplessità sulla presunta laicità della proposta, visto che nella presentazione del corso ci è stato confermato che si basa sulla “Teologia del corpo” di Giovanni Paolo II”. Inoltre, “il programma Teen Star usa comprovate tecniche per insegnare la castità agli adolescenti”, mentre argomenti di grande importanza come l’aborto non sembrano essere previsti.

Il preside Tomeo, interpellato dall’edizione locale di Repubblica, ha precisato che il collegio dei docenti ha votato per mantenere il percorso e che comunque la scuola ha avviato “anche un corso con l’associazione laica Consenso, proprio per garantire la pluralità. Anche se Teen Star finora ci ha dato buoni risultati. Il problema vero non è tanto che i corsi siano tenuti da realtà che arrivano dall’Università Cattolica. Ma che facciano opera di supplenza laddove lo Stato non fa una legge”.

Diversa la visione di Potere al Popolo: “Nel nostro Paese c’è un disperato bisogno di un’educazione affettiva e sessuale, e non è certamente con un percorso che difende la sessualità solo all’interno del matrimonio e della famiglia, con una rappresentazione binaria dei generi, sponsorizzato in Italia da varie realtà anti-abortiste, che raggiungeremo questo obiettivo”.

Questa la richiesta degli attivisti: “L’educazione sessuale non può esser affidata a chi è impegnato a introdurre una visione confessionale nelle aule: vogliamo Teen Star fuori dall’istituto Nigra e dalla scuola laica”.

L’educazione sessuale in Italia

Le proteste alla scuola Nigra si inseriscono nel clima di acceso dibattito suscitato in Italia dall’idea di introdurre l’educazione sessuale, o almeno all’affettività, nelle scuole; un dibattito molto spesso connotato ideologicamente. Il risultato è che il Bel Paese è uno dei pochi in Europa a non avere programmi dedicati, mentre ad esempio la Svezia ne dispone dal 1955, la Germania nel 1969, la Francia dal 1998. Le resistenze sono prima di tutto sociali, politiche e culturali, legate a pregiudizi e stereotipi ben radicati.

Si tratta senza dubbio di un tema molto delicato, che comprende sì la sessualità ma anche le relazioni e l’affettività in genere, per arrivare anche al problema della violenza di genere.

Proprio in occasione dell’ultima Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara con i colleghi Roccella (Pari opportunità) e Sangiuliano (Cultura) ha presentato il Piano ‘Educare alle Relazioni’, che in sintesi prevede l’introduzione nelle scuole superiori dodici incontri di un’ora in classe – in orario extracurricolare – con psicologi e influencer. Obiettivo: ridurre le distanze con i giovani e coinvolgerli. Il progetto prevede anche il supporto occasionale di psicologi, avvocati, assistenti sociali, e organizzazioni contro la violenza di genere.

Ma anche in questo caso le polemiche sono fioccate, riguardando soprattutto la nomina di Paola Concia, politica e attivista, tra le garanti del progetto. Per spegnerle, Valditara ha deciso di non attivare l’incarico di garanti del progetto ‘Educazione alle relazioni’ né alla Concia, né alle altre due previste: suor Monia Alfieri e Paola Zerman.

Insomma, la strada verso un’educazione sentimentale e sessuale condivisa da tutti sembra ancora molto lontana.

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